Conoscere il rischio di infarto personale è fondamentale per adottare strategie di prevenzione efficaci e migliorare la propria salute cardiovascolare. Negli ultimi decenni, sono stati sviluppati strumenti di valutazione standardizzati che consentono di stimare in modo oggettivo la probabilità di andare incontro a un evento cardiovascolare maggiore, come l’infarto del miocardio o l’ictus, entro i successivi dieci anni.
I sistemi di calcolo del rischio cardiovascolare
I principali algoritmi utilizzati in Italia per la stratificazione del rischio cardiovascolare sono il SCORE2 e il SCORE2-OP. Questi strumenti integrano le informazioni derivanti dai fattori di rischio convenzionali—quali età, fumo, pressione arteriosa sistolica, colesterolo totale e colesterolo HDL—per valutarne l’impatto sulla probabilità di eventi cardiovascolari in soggetti apparentemente sani. Esistono varianti specifiche dell’algoritmo per combinare i dati relativi alle diverse fasce d’età, comprese quelle dagli over 70.
Il rischio cardiovascolare (RCV) viene suddiviso in quattro categorie differenti a seconda del paese di residenza, in base ai tassi di mortalità cardiovascolare stabiliti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. L’Italia appartiene alla fascia del rischio moderato, il che significa che le tabelle vanno lette facendo riferimento ai valori di rischio elaborati per il nostro paese.
Come leggere le tabelle ufficiali
Le tabelle ufficiali del rischio sono state concepite per essere di facile consultazione anche dai non specialisti. Ognuna di esse presenta una matrice in cui le righe e le colonne corrispondono ai principali fattori di rischio. Tramite una semplice intersezione dei dati anagrafici e clinici, è possibile ottenere una stima percentuale della probabilità di essere colpiti da infarto o ictus entro i prossimi dieci anni.
- Età: Il rischio aumenta proporzionalmente con l’età.
- Sesso: Gli uomini, a parità di condizioni, presentano un rischio superiore rispetto alle donne.
- Presenza di diabete: La presenza di diabete mellito incrementa significativamente il rischio.
- Abitudine al fumo: Il fumo di sigaretta è uno dei principali fattori di rischio modificabili.
- Pressione arteriosa sistolica: Valori elevati (>140 mmHg) sono associati a un maggior rischio.
- Colesterolemia totale: Un valore elevato di colesterolo totale peggiora il profilo di rischio.
- Colesterolemia HDL: Un valore basso di colesterolo HDL è considerato sfavorevole.
- Trattamento anti-ipertensivo: L’assunzione di farmaci per la pressione può influenzare la stratificazione.
Per effettuare una valutazione precisa, è essenziale che i dati inseriti siano aggiornati e derivino da esami clinici eseguiti negli ultimi tre mesi. È possibile calcolare autonomamente il proprio punteggio tramite il questionario interattivo del Progetto Cuore, sviluppato dall’Istituto Superiore di Sanità, che offre una stima affidabile del rischio cardiovascolare individuale.
Interpretazione dei risultati e categorie di rischio
La traduzione pratica del punteggio ottenuto dalle tabelle e dagli algoritmi SCORE2 consiste nell’inquadramento del soggetto in una delle seguenti fasce di rischio:
- Basso rischio (<5% in 10 anni): Profilo favorevole, raccomandazioni orientate alla promozione di stili di vita sani.
- Rischio moderato (5-9% in 10 anni): Possibile presenza di fattori di rischio modificabili, opportuno monitoraggio clinico.
- Alto rischio (10-14.9% in 10 anni): Indicazione a valutazione medica più attenta e possibile terapia farmacologica.
- Rischio molto alto (≥15% in 10 anni): Presenza di molteplici fattori di rischio, alta probabilità di eventi, trattamento farmacologico quasi sempre raccomandato.
Per le persone over 70 viene consigliato l’uso dell’algoritmo SCORE2-OP, più adatto per questa fascia di età, visto che integra dati specifici per stime più efficaci nella terza età.
I limiti della stima e la valutazione personalizzata
È fondamentale sottolineare che le tabelle e gli algoritmi, benché basati su ampi studi epidemiologici e validati anche per la popolazione italiana, forniscono sempre e solo una stima—non una diagnosi o una previsione assoluta. Questo significa che il rischio individuale può variare fortemente in presenza di condizioni cliniche particolari o quando emergano nuovi dati nella letteratura scientifica.
Le decisioni circa la necessità e il tipo di trattamento devono essere sempre concordate con il medico o con il cardiologo. Solo lo specialista può stabilire se intervenire su uno o più fattori di rischio e con quale approccio terapeutico, eventualmente attraverso l’uso di farmaci anti-ipertensivi, statine o altre strategie di prevenzione farmacologica e comportamentale.
La prevenzione: stili di vita e controlli periodici
- Mantenere una alimentazione sana prediligendo cereali integrali, frutta, verdura, legumi e riducendo sale, grassi saturi e zuccheri.
- Eseguire regolarmente attività fisica moderata (almeno 150 minuti a settimana).
- Smaltire il sovrappeso e ridurre la circonferenza addominale.
- Evitare il fumo e moderare il consumo di alcolici.
Oltre a questi accorgimenti, è importante effettuare controlli periodici della pressione arteriosa, della colesterolemia totale, della colesterolemia HDL, della glicemia e della funzione renale.
L’adozione di questi comportamenti, in sinergia con il monitoraggio delle proprie condizioni cliniche, permette di ridurre significativamente il rischio di sviluppare una cardiopatia, anche in presenza di fattori genetici predisponenti.
L’importanza di campagne di screening e della consapevolezza
Gli studi epidemiologici condotti in Italia mostrano una progressiva diminuzione della prevalenza di soggetti a rischio elevato, attribuibile in parte a una maggiore sensibilizzazione della popolazione sui temi della prevenzione cardiovascolare e al miglioramento degli stili di vita. Rimane tuttavia indispensabile incoraggiare la consapevolezza nella popolazione adulta—specialmente tra gli over 50—e promuovere campagne di screening e monitoraggio clinico, soprattutto nelle fasce di età più avanzate e tra i soggetti con fattori di rischio multipli.
In sintesi, conoscere il proprio rischio di infarto attraverso le tabelle ufficiali e i moderni algoritmi di calcolo consente di intervenire tempestivamente su stili di vita e abitudini quotidiane e, se necessario, di affidarsi al medico per una valutazione clinica personalizzata. Grazie all’evoluzione degli strumenti di stratificazione del rischio, oggi è possibile compiere scelte più informate e contribuire in modo attivo alla prevenzione delle malattie cardiovascolari.